Le città invisibili
Le città invisibili di Italo Calvino
Testi e foto di Andrea Bolfi
Il racconto di Italo Calvino, pubblicato nel 1972, rappresenta un viaggio nel sogno, un dialogo meraviglioso e moderno tra Marco Polo e l’imperatore dei tartari Kublai Khan; egli ha affidato a Marco il compito di perlustrare il suo impero e riportargli notizie riguardanti le condizioni in cui versa.
Non c’è un climax immediato con una trama definita si tratta di un viaggio onirico tra realtà e fantasia, nel quale il grande esploratore Marco Polo racconta al potentissimo imperatore le città che ha visitato. Diciamo subito che le città raccontate sono frutto di fantasia, ma è altresì vero che in ogni città, Marco ritrova e presenta un po’ della sua serenissima Venezia. Specchiandosi nei suoi canali in un gioco che vuol essere sciarada infinita.
Amo molto Italo Calvino, anch’egli Ligure, anche se nato a Cuba nel 1923. Il dialogo tra i due si fa tanto serrato quanto amichevole, che i due rinunciano al sonno e l’imperatore è molto curioso e pende dalle labbra dello stimato mercante veneziano.
Si sa che Marco Polo visitò il Catai durante il regno di Kublai, divenendo presto un suo favorito e servendo alla sua corte per oltre diciassette anni, secondo quanto racconta egli stesso nel Milione.
Attraverso un racconto combinato, Calvino racconta 55 città, le presenta tutte con nomi di donna, effettuando voli pindarici e fantastici, come se fosse equilibrista sul filo tirato tra i poliedri opachi sull’orizzonte, sugli spettri di altre cuspidi, tra le periferie e il mare di finestre. E’ una visione talvolta distopica della città e delle sue architetture, con il suo caos e le sue contraddizioni, pur mantenendo ben salda la convinzione che l’essere umano potrà farcela solo attraverso quel filo che allaccia tutti gli esseri viventi, in una lotta serrata e universale. In ogni città tutto è fermo e tutto è in movimento, non sapremo mai se siamo noi a viverle o le città a possedere noi; è in questa metafora che si gioca la grandezza e la geniale intuizione: raccontare le città, invisibili comunque, per raccontare l’universo e il genere umano. Lo scopo è intrattenere, sorprendere, conoscere, far riflettere, portare in evidenza attraverso una letteratura di tipo combinatorio, strutturale, rigorosa nel sinottico costruito.
“Alcuni ci vengono a lavorare, altri ci vengono a dormire.”
Senza risparmiare le contestazioni al sistema per quanto riguarda la civiltà dei consumi, e già si alzava alto il grido nel rispetto dell’ambiente, auspicando urbanistiche rispettose e alla portata dell’utilizzatore principale: l’uomo. Anche se nella città dei giusti si nasconde una semenza maligna: quella certezza e orgoglio di essere sempre nel giusto.
In conclusione vi rimando al libro da leggere con un pò di tranquillità e concentrazione e alla bella post-fazione di Pier Paolo Pasolini, a Dylan Dog e alle sue città d’altrove, ambientate in diversi e possibili mondi paralleli. Per un approfondimento architettonico vi rimando anche a Xilitla la città fantastica disegnata e costruita dal poeta surrealista Sir Edward William Frank James nella foresta pluviale subtropicale tra le montagne nei pressi della Sierra Gorda, nel Messico Centrale. Si tratta di un giardino labirinto di cascate e piscine naturali intrecciate con imponenti sculture surrealiste, composte da gradini, rampe, ponti e passerelle strette e tortuose che attraversano le pareti della valle e che non portano mai a nulla, se non a sé stessi. Non escludo che Calvino si sia ispirato proprio anche a questo luogo.
Immagine in evidenza: le case in costruzione nell'hinterland della città di Mumbai
Alcuni nomi delle città fantastiche raccontate nel dialogo da Marco Polo: Diomira, Isidora, Dorotea, Zaira, Anastasia, Tamara, Zora, Despina. Attenzione anche ai sottotitoli particolarmente accattivanti: Le città e la memoria, Le città e il desiderio, Le città e i segni, Le città sottili…
Buona Lettura e Buone Feste!
Grazie Andrea, non mancherò di procurarmi questa lettura e poi darti riscontro. Buone feste anche a te!