Fine della democrazia. Lettere sovversive dall’esilio… ovvero: Un appello alla ragione
Il Messico
Negli ultimi mesi ho osservato l’Italia e l’Europa dall’America Latina, dove lavoro. Il Messico, seppure con molte difficolta’ e contraddizioni interne, mi pare molto solidale ed equilibrato a livello político rispetto anche alla cara “vecchia” Europa. Qui c’e’ molto amore per la patria, il nazionalismo e’ molto forte e coinvolgente. Tutti discutono delle prossime elezioni presidenziali. Mi pare che tutto il paese sia sospinto da un’ única voglia verticale di crescita. Stupisce anche l’attivita’ costruttiva: nuove strade, nuovi ponti, centri commerciali, nuove abitazioni e grattacieli; si potrebbe attribuire alla globalizzazione tutto cio’ e al grande giro di denaro. Intanto l’aeroporto che nascera’ a Mexico City sara’ il piu’ grande dell’America Latina. Le multinazionali investono, fioriscono le aziende e le strade sono piene di annunci per il lavoro. Le aziende si contendono gli operai con buona fortuna delle agenzie interinali. Ormai quasi tutti hanno una laurea e nascono un sacco di bambini di madri che provengono da ogni parte del mondo. Il muro di Trump, per quanto ne so, blocchera’ soltanto gli americani che qui stanno scendendo in massa, a godersi la pensione, bizzarro, no? Tuttavia gli stipendi sono ancora molto bassi e non capisco come ci possa essere un benessere cosi’ diffuso. Inoltre, qui nello stato di Querétaro si puo’ trovare, per ora, una sicurezza che in altri stati non si respira. Infatti alcuni vicini di casa si sono stabiliti qui, dopo aver súbito vessazioni, minacce, e aggressioni nelle loro citta’ d’origine.
La trasformazione della democrazia
In Italia e in Europa non vedo stabilita’ política; in Italia l’abbiamo mai vista? Le ultime notizie mi preoccupano piu’ di altre; del resto il dibattito político non m’infervora, ma certo dovrebbe. Mi riferisco a manifestazioni di estrema destra, venti di condanna e di controcondanna, assalti, sparatorie e violenze, cariche della polizia. Impulsi ciechi che ognuno dei nostri protagonisti della scena política, ha strumentalmente condiviso e non. Non si parla piu’ di schieramenti, dobbiamo farcene una ragione: le storie di Don Camillo e Peppone appartengono ad un passato ormai nostálgico. Sinistra e destra non sono cio’ che puo’ rappresentare una soluzione. Non possiamo parteggiare per una squadra sperando che vinca, prescindendo dalla correttezza. O credere che un lato del partito, sia migliore dell’altro. Talvolta mi convinco che questa storia dei partiti sia una pagliacciata, costruita ad arte per il popolo e abbia lentamente, ma inesorabilmente ucciso o trasformato la democrazia nell’inesorabile blocco di se’. In effetti, la democrazia nella sua accezzione corretta rappresenta il governo del popolo non dei partiti. Questo sistema puo’ ricordare piu’ fácilmente una oligarchia, cioe’ un governo di pochi e dei soliti noti.
O peggio come confermato dagli studi dello storico greco Polibio, gia’ nel II sec A.C. in oclocrazia: cioe’ la democrazia degenera in oclocrazia, quando curerà con “leggi alla rinfusa”, solo gli interessi delle masse in modo demagógico o populista.
Lo storico greco Polibio
Con la teoría dell’anaciclosi, esposta nei suoi 40 libri delle sue “Storie” egli arrivo’ a formulare l’evoluzione della política dei governi: infatti esistono tre costituzioni fondamentali che si possono sdoppiare in una benigna e in una maligna che si succedono involutivamente dalla migliore alla peggiore, come avviene nel ciclo biologico e in ottemperanza al principio di decadimento, per il quale ogni cosa prodotta dall’uomo è destinata a degenerare.
Forme primitive di monarchia si evolvono in realta’ sobrie e sagge; ma la successione monarchica porta inevitabilmente ad avere sul trono qualcuno che dimentica la vocazione alta e sociale del suo ruolo, un tiranno egoista e autarchico. Questa situazione può essere rovesciata da un gruppo di persone savie e potenti, gli aristocratici, che deponendo il tiranno instaurano un’aristocrazia. Ma anche gli ottimi aristocratici, quando sono al potere, finiscono per abusarne, trasformando l’aristocrazia in un’oligarchia, cioe’ nel governo di pochi che perseguono il proprio tornaconto. Il male dell’oligarchia e’ normalmente abbattuto dal popolo, che riorganizza la forma di governo in una democrazia. Ma anche la migliore delle democrazie, quando i rappresentanti diventano interessati a compiacere il popolo per mantenere il proprio potere, degenera, stavolta in un’oclocrazia, il governo demagogico delle masse. A questo punto, il governo può ritrovare la rettitudine in una nuova monarchia, cioe’ nel potere di uno solo. Dove ci troviamo oggi?
Infatti andiamo al punto: la política oggi
Oggi chi segue veramente la política?
Chi andra’ a votare? Che tipo di consapevolezza ha la gente? I miei amici? I dirigenti delle aziende nelle quali ho lavorato? I giovani? Ci troviamo, sempre piu’ spesso, vicini a persone confuse e intrappolate a tal punto dal lavoro quotidiano o dai mille problemi, che una volta a casa bramano serie TV, o partite, per buona pace degli italici dubbi. Siamo narcotizzati a dovere, il mondo della política non ci appassiona e LORO sapendolo cavalcano mediáticamente questo toro agonizzante. Cosi’ le campagne elettorali possono essere aleatorie e ci spingono a votare tappandoci il naso o secondo “tradizione”.
Mi spaventa e non poco, la recrudescenza di certi atti di violenza: quello di Macerata (Italia) e’ solo un trágico esempio da condannare fermamente. Cio’ che sconvolge pero’ e’ il dibattito político che ne e’ scaturito. Abbiamo forse dubbi? Il fascismo e’ secondo la legge un reato. Detto cio’ perche’ consentire manifestazioni a chi compie di fatto un reato? Perche’ discuterne? Perche’ sentiamo il bisogno di giustificarci? Siamo di fronte ad un esaltato, frutto dell’esasperazione, dell’odio e dell’intolleranza? O peggio e’ una risposta alle tensioni politiche del paese?
La legge
Qui c’e’ gia’ scritto tutto in un modo coinvolgente e diretto:
La “riorganizzazione del disciolto partito fascista”, già oggetto della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana, avviene ai sensi dell’art. 1 della citata legge.
«quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.»
Proprio non va!
Quindi e’ inaccettabile che individui che ci rappresentano, che paghiamo con tributi della collettivita’, possano trovare giustificazioni populiste a gesti di incontrollata violenza, si dovrebbe manifestare per l’espulsione di queste persone, non per qualcosa che, di diritto, gia’ ci appartiene. E’ qui che la democrazia comincia a vacillare. E nel momento in cui lo scrivo tutto perde o prende un significato diverso. La democrazia e’ destinata a fallire con la pistola in mano. Ne e’ l’esempio la sinistra con i mille movimenti che di fatto impattano sulle decisioni. L’immobilismo di un paese e’ quello che deve spaventare.
Proviamo pero’ a chiarirci le idee con un ragionamento piu’ ampio: il problema sono gli immigrati, il nero, il clandestino?
Perche’ non si e’ trovata una soluzione di piu’ ampio respiro? Il problema e’ tale da almeno trenta anni e consentiamo alle persone di moriré in mare, lungo il deserto della Libia, nelle strade di Aleppo. I governi hanno forse dato un contributo importante? Certamente NO!
Ho imparato che se ho un problema, ne cerco TUTTE le cause, quindi affronto le soluzioni, le discuto con le persone, capisco i punti di vista, i costi e i benefici. Ho anche compreso che se non puo’ essere risolto, spesso non si tratta di un problema: e’ cio’ che avviene con gli immigrati in Italia, la situazione si e’ trasformata in un grande affare per tutti. Si abbassa il costo del lavoro, si combatte la crescita zero e sara’ possibile (forse) affrontare una situazione contributiva futura. Nel frattempo le aziende, gli imprenditori vessati, escono dal paese e le fabbriche italiane chiudono ridimensionandosi. Anche grazie a pressioni fiscali e burocrazie dai costi sempre piu’ insostenibili.
Quindi?
Mi piacerebbe restituire all’uomo l’Io pensante, una dignita’ fatta di buon senso ed equita’. Una sorta di nuova responsabilita’ acquisita, impegno comune e finalizzato al giusto, depurándolo dalle scorie di campanile e interessi personali.
Utopia? Forse si!
I nostri figli sono confusi, distratti, distanti. Non hanno punti di riferimento, miti, o ideali. Non credono. Nel tentativo di voler per loro solo il bene, li abbiamo viziati. E’ come se avessimo predigerito il cibo per loro. Hanno perduto il senso della punizione, perche’ in questa societa’ nessuno paga, solo gli sfigati e gli ultimi, come Gesu’ che non hanno trovato posto in albergo.
Le cronache sono piene di VIOLENZA.
Ma perche’ non scendiamo in Piazza contro NOI stessi?
Tutto e’ causato da una cattiva impostazione culturale, dal non saper affrontare una sconfitta; la mancata gestione dell’impulso che ci spinge a ragionare, anche dopo uno sgarbo súbito in auto.
Non ricerchiamo piu’ i grandi valori classici della filosofía, dell’arte, che ha animato il Rinascimento, intendo come necessita’ di migliorare, maturare un nuovo mondo, non leggiamo, non ci informiamo, restiamo legati al palo dell’indifferenza, e’ sufficiente porre un veloce “l LIKE”, senza nessun tipo di spinta centrifuga finalizzata alla ricerca dei dubbi, anche l’idea di fede viene a mancare in questo sottobosco, dove i nemici dell’ordine hanno buon gioco.
“Ho un bel telefonino che mi serve Dio?”
Ecco stabilito il punto di vista dello stragista, dobbiamo comprenderé che siamo tutti potenzialmente assassini e obiettivi, quando ci armiamo, quando giudichiamo dall’altra parte senza ben comprenderé le cause, senza approfondire gli effetti e senza pianificare interventi costruttivi.
Pico della Mirandola scriveva: “L’uomo e’ artefice della propria sorte” …Soprattutto anche quando si delega qualcuno a decidere per noi.”
E’ questo un appello al buon senso, eliminando ogni pregiudizio.
A costo di archiviare la democrazia come la pensiamo oggi, per tornare ad un effettivo governo del popolo, abbandonando l’obsolescenza dei lati (oscuri), percorrendo soltanto e tutti insieme la strada della crescita globale dell’Italia.
p.s. 20 Aprile 2018.
Se avessi votato 5 stelle… mi troverei un governo con Salvini. Se avessi votato la destra mi troverei un governo con Di Maio. Sempre che si mettano d’accordo, infine. Bé! Complimenti a tutti… mea.
Per me vale ció che ho scritto e ripropongo dall’esilio. Dobbiamo RI-partire da un governo del popolo, competente, apartitico, senza conflitti di interessi, senza condanne, senza politici di lungo corso, senza riforme elettorali: chi vince governa e si sceglie il gruppo di persone che danno maggiori garanzie, dopo 3 anni se il popolo apprezza i risultati, si prosegue, anzicheno torni a fare quello che facevi prima. Punto!
Testi opinioni e foto sono realizzati e a cura di Andrea Bolfi, con il solo fine culturale
bravo Andrea , mi piace!!!
Grazie!!!
Riflessione stimolante, arricchente, come molte delle cose che scrivi, come le immagini che fotografi.
Ricordando i bei momenti passati insieme a Torino, quando eravamo giovani lavoratori della Fiat, mi sovviene la sensazione netta che il tempo impiegato nelle nostre conversazioni non è mai stato banale. Il tema che poni l’abbiamo già affrontato sicuramente in quelle discussioni.
Che mondo stiamo costruendo o distruggendo?
Domandone!!!!!
Conoscere la storia sicuramente aiuta a capire in che direzione stiamo andando (lo sosteneva Montanelli) e con molta tristezza noto che le nuove generazioni la studiano poco e male. Sapere quanto accaduto in passato permetterebbe all’uomo di non commettere errori già fatti ma qui entra in gioco la capacità di discernimento e la volontà di crescere nella strada del miglioramento della società.
Si potrebbe scrivere per ore ma sintetizzando, penso che ora il nostro pianeta sia diventato un grande regno globalizzato. I l nuovo re non è più un singolo uomo con i suoi consigliere e generali fidati, ma un’insieme di magnati della finanza e dell’economia che gestiscono, al di sopra delle sovranità nazionali, la società mondiale.
Sappiamo bene che sono le guerre e i cambiamenti climatici che, impattando sulle economie dei paesi poveri generano i flussi migratori. Eppure, anziché prendere coscienza della causa del problema, come giustamente scrivi tu, si continua a “punire”, “combattere”, “colpevolizzare” chi è vittima di questo sistema. L’importante è non eliminarne la causa, perché questo comporterebbe toccare i privilegi di questa oligarchia che tutto sa e tutto dispone. Mentre noi stiamo scrivendo c’è gente che è pagata per studiare come sfruttare quel paese o far scoppiare una crisi per mantenere questa situazione.
So che chi leggerà mi taccerà per un “grillino” complottista. Alle recenti elezioni non ho votato per il Movimento 5 stelle ma vedo nel Movimento una forza di novità, un modo per “rompere” i vecchi schemi. Senza rottura, l’oligarchia di cui sopra avrà sempre la meglio; ha tutto l’interesse a far si che nulla cambi.
Anche il Movimento ha le sue zone d’ombra come il fatto di far tutto in rete…… Non è una cosa che approvo ma mi soffermo sulla novità politica che nasce dal basso, pur con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni. Al di là di come sarà fatto il nuovo governo, spero che si rimetta al centro il popolo, la gente comune; quelli che si alzano presto per prendere un treno e andare a lavorare, chi si fa trasferte e affronta il sacrificio di restare lontano dai suoi affetti per mantenere la propria famiglia, chi asciuga le lacrime dal volto di una sfollata mentre attorno i suoi colleghi appaiono indifferenti e sono ligi nell’eseguire gli ordini sempre a discapito degli ultimi, chi deve fare i salti mortali per dividersi equamente tra marito, figli, lavoro, con l’enorme zavorra di essere donna in una società maschilista come quella attuale.
Costruire cultura, come stai facendo, aiuta l’uomo a prendere coscienza e consapevolezza di sé e della direzione in cui si muove. Forse è quello che ognuno di noi può fare nell’immediato, nonostante il suo “essere un piccolo ingranaggio di un sistema”.
Continua a scrivere Andrea.
Ti segnalo due nomi che forse conosci già.
Primo. Thomas Sankara, soprannominato il “Che Guevara africano”.
Secondo. John Perkins che ha scritto “Confessioni di un sicario dell’economia”
Ciao, a presto
Luca
Il tuo commento, giunge come un toccasana, grazie Luca affronti temi importanti e sono felice di un tuo coinvolgimento diretto. Significa che “costruirecultura” genera emozioni: per ora mi e’ difficile dare facili soluzioni, alle quali mi preparero’, per ora mi piace generare riflessioni e seminare buoni pensieri, che ora non ce ne accorgiamo ma arricchiscono i nostri figli, gli amici e chi ti sta vicino. Immagino di leggere una poesía di fronte ad una sola persona, bueno! Non per questo devo smettere di leggere. Magari Egli e’ Gesu’ che mi accompagna sempre suonando i bonghi… ma questo mio caro Amico Luca e’ un altro film. Grazie. Ti abbraccio