MARE
L’amore per il mare
L’uomo ha sempre avuto un rapporto diretto con il mare, idilliaco e talvolta conflittuale, romantico e mortale, attraverso la poesia e queste immagini vorrei raggiungere il cuore dei miei appassionati lettori, ormai sparpagliati nel mondo. Il mare non conosce diversità, frange tutte le coste da milioni di anni, accoglie le spoglie mortali dell’uomo, le sue lacrime, le sue urla, i momenti dolci, le sue lunghe notti piene di sogni. Per le popolazioni arcaiche era venerato ed assimilato al Dio creatore. Le civiltà millenarie si sono avvicendate nel corso dei secoli stringendo un patto indissolubile con la navigazione: dai vichinghi ai fenici si sono costruite le basi della navigazione, della moderna esplorazione marittima.
“Il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza” scriveva Joseph Conrad.
Attraverso il mare l’uomo ha esaudito i desideri raggiungendo spesso il sogno di una vita migliore. Nelle acque degli oceani ha sviluppato grandi progetti, gettando spesso il cuore dall’altra parte. Penso anche ai nostri avi che partivano da queste antiche banchine del porto di Genova, raggiungendo Buenos Aires.
Quando scrissi “Ritorno al porto” era l’anno 2000 e volevo rappresentare la metafora Dio – mare.
In questo senso la nascita nell’acqua pura di sorgente ai piedi della montagna, per giungere felici, ma non senza difficoltà al mare che non rappresenterà mai la fine, ma il nuovo inizio:
Ritorno al Porto
Siamo viandanti e cerchiamo onde
Mare alto che schiuma e ritorna
Vele gonfie terre lontane nude
Stelle da toccare
Parole nella salsedine
Paura del nulla
Fine di tutto
Il niente
—
Bagliore di lanterna
Il Porto
La morte era solo un’illusione
Un nuovo inizio
La Vita Eterna
“Nel terzo giorno della creazione Iddio disse: si radunino tutte le acque, che sono sotto il cielo, in un sol luogo e appaia l’asciutto terra e la raccolta delle acque chiamò mari. E Iddio vide che ciò era buono”
(Genesi 1,9-1.10)
“Oceano” è stata scritta in una notte in un ristorante di Casablanca, dove solitario e devastato cercavo una spiegazione alle mille contraddizioni di questo paese, restando comunque colpito e affascinato dalla storia e dalla gente umile e orgogliosa di questa terra d’Africa baciata dall’Oceano Atlantico
Oceano
Oceano le onde che schiamazzano
Un’immensa distesa di mare lucente
Un unico rombo che fragoroso si perde sulla sabbia che specchio riflette mille esseri viventi
E’ l’Africa che avanza, che reclama il suo posto nei mille conflitti
Non importa se di calcio, di bandiera, di fede, d’amore
Mi entra nel cuore, pretende il salotto buono dei miei ricordi romantici
Il sole mi trafigge mentre lo osservo dalla terrazza di quest’albergo
Trafigge queste comodità mentre mille bimbi sono derubati della vita
E’ l’Africa con il sole in piscina
Le gambe monche
I visi nascosti di mille donne che muovono il paese
E’ il Marocco dei mille palloni sulla sabbia
con i bei virtuosismi di mille ragazzi
pesci usciti dalle acque per giocare la partita
su un altro piano senza porte
Una favola di vestitini telefonini
ciucchini e stracci
La mitologia greca trasferita per eredità e riflesso ai latini ha associato al mare il concetto di ascesi e pace.
Lefkada è un’isola greca del mar Ionio, abitata inizialmente dai Corinzi e ho un amore spropositato per questi luoghi così antichi, colmi di storia e cultura. Sono naturalmente innamorato anche della suggestione delle case dei pescatori incastonate nella roccia aggrappati ai pendii della riviera di levante che ricordano le incursioni dei feroci pirati saraceni.
Questa canzone è fluida, pensate all’onda blu d’alto mare, abbandonatevi nel blu turchese di lontane spiagge caraibiche, al movimento della posidonia, alle vive colonie di coralli.
Lefkada
Lefkos ho già visto il bianco dei tuoi scogli
E’ come se ci fossimo già percorsi
innamorati e poi perduti
alla deriva nel meltemi in burrasca
Il viaggio è la mia vita
Affronto volentieri baie riparate e villaggi di pescatori
come mio padre
Incrociando pirati pentiti mentre i falchi volano sui vigneti
Ti salverò ora dolce Saffo!
Non morirai un’altra volta
saltando nel vuoto ove frange impietoso lo Ionio
Non fosti tu infatti Ionio
ad accoglier tra le tue braccia
incauti sacerdoti volanti?
Dove sei ora mia dea vestale?
Troppo infelice per vivere
Colma la mia sete d’Amor sacro
Non ti bastò la ghiaia di assolate spiagge?
Il frinire delle cicale di sconosciuti monasteri?
Le memorie antiche, l’ira di Ulisse che qui tornò?
I canti di guerra degli invasori persiani a Salamina?
Lefkos come hai potuto?
Sostenere l’indifferenza di Faone?
Lasciarla cadere dalla vertiginosa scogliera?
Dove oggi veglia il tuo faro tempio d’Apollo
La PORTARA
Uno scatto al tramonto, la Portara nell’isola di Naxos nell’arcipelago Egeo delle Cicladi, un capolavoro della tecnica. La Portara del tempio è un frammento dell’incompiuto tempio di Apollo. Costruita nel 530 a.C. dal tiranno Lygdamis su una penisola, presso un sito che che guarda all’isola sacra di Delos, ha dimensioni importanti e ti sovrasta con 3,5 mt di larghezza e 6 mt di altezza.
Secondo la mitologia, Teseo abbandonò qui Arianna che fu poi trovata da Dioniso che la prese in sposa.
Una serie di suggestive immagini; scatti di mare nel mondo: