Pop senza POS?
Ma la cultura pop ci serve davvero? Me lo chiedevo stamattina al risveglio quando la mente spesso mi conduce a divagazioni pseudo-filosofiche che spesso non portano mai da nessuna parte. Tuttavia adesso, con Costruire Cultura, potrò esternare alcune di queste divagazioni anche con il mondo internet-intero.
A me pare che, a distanza di 50-60 anni dall’inizio della pop-cultura, qualche riflessione ce la possiamo anche permettere. Cosa ci ha lasciato veramente questo mezzo secolo di cultura pop? Me lo domando perchè confrontandomi con molti miei quasi-coetanei mi sembra di intuire che di icone generazionali ve ne siano veramente poche. Ok, dopo il ’68 tutte le generazioni sono diventate abbastanza iconoclaste ed è veramente difficile trovare un personaggio (scrittore, cantautore, regista) che abbia un riconoscimento pressochè globale. Però, mi domando, non è un po’ strano tutto ciò?
Insomma, un’icona è un punto di riferimento condiviso, anche a livello di comunicazione inter-generazionale. Per capirci, come faccio a criticare la musica degli anni ’60-’70 se non ho presente le icone di quegli anni? Come faccio a criticare la musica dei cantautori italiani se non ho nemmeno vagamente presente chi sia De Andrè?
Insomma, quello che mi chiedo, è se il pop oltre ad essere un fenomeno commerciale più o meno condivisibile sia anche un fenomeno mentale che (non so quanto consciamente) miri a resettare la coscienza collettiva. In buona sostanza, come faccio a criticare la musica degli anni 2000 (dopo 15 anni una generazione ne avrebbe anche il diritto, no?) quando mi manca totalmente un punto di riferimento su cui basare la mia critica? Per quanto io stesso sia vissuto e cresciuto in quegli anni non riesco ad individuare un terreno condiviso solido su cui basare la mia critica. Troppe mini-icone ormai semi-sparite dalla circolazione. Tanto materiale, insomma, difficile da sintetizzare nel suo complesso. Risultato? Preferisco non criticare perchè mi mancherebbe il terreno da sotto i piedi. Ma, mi domando, il mio non criticare è cosa positiva? O è quello che (non so quanto consciamente) il sistema mi chiede? Ossia mangiare, digerire etc. senza farmi troppe domande su quello che ho mangiato.
Ma cambiamo settore. Esiste infatti un settore dove le icone generazionali esistono ancora: si tratta del famoso IT (information technology). Qui esistono almeno due icone: Google e Facebook. Possiamo pensarla come vogliamo su di loro ma sono e saranno oggetto di storia nel futuro. Il loro stesso esistere è addirittura già oggetto di critica inter-generazionale. Se la storia si ripeterà, tuttavia, anch’esse entranno a far parte del pop-tritacarne, ossia i motori di ricerca prima o poi si moltiplicheranno come anche i social network (nel secondo caso è già così) e chi vivrà nel 2050 si farà la stessa domanda che mi sono posto io sulla musica nel 2015.
Morale della favola? Il sistema forse non vuole che vi facciate domande ma voi fatevele lo stesso. E’ sempre meglio sapere cosa stiamo mangiando!